E se a Natale sono triste?
Sarà che l’idea del Natale è da sempre associata al calore ed alla famiglia, sarà che tutto ciò, spesso, è più una fantasia che una realtà. Sarà che se avessimo avuto una vita fortunata o una famiglia equilibrata o quantomeno sana di mente, non ci saremmo incontrati nel mio studio. Sarà che in questo periodo siamo colti da slanci altruistici e talvolta da insane idee riparative (spesso destinate a fallire perché per far funzionare un rapporto di qualsiasi tipo bisogna investirci almeno in due), sarà che la vita è anche una gran fatica, ma ogni anno non posso fare a meno di notare che non c’è niente che smuove nostalgie e dolori più del Natale.
Nostalgie per i Natali felici che abbiamo avuto e perduto, per quelli che avremmo desiderato e che non ci sono stati. Nostalgia per chi c’è stato e non c’è più o per chi non c’è mai stato ed avrebbe dovuto esserci.
Dolore perché ogni volta ci aspettiamo che le cose vadano come vorremmo, ma spesso non è così e la maggior parte delle volte non dipende da noi.
Dolore perché non ci sentiamo per niente in sintonia con tanta aria di gioia ed amore e più vicini alla Piccola Fiammiferaia che al Grinch non vediamo l’ora che le feste finiscano.
Eppoi ci sono i bilanci di fine anno e la speranza per il nuovo anno.
Ed ecco la Tendenza Attualizzante di Carl Rogers si attiva e la speranza, la grande compagna motivatrice dell’essere umano, fa capolino in questi momenti faticosi. Gran parte del mio lavoro di terapeuta è scovarla e prendermene cura. Di solito, riesco quasi sempre a trovarla; talvolta è piccola e terribilmente menomata, altre volte è insicura, delusa o arrabbiata, ma da qualche parte, anche se ben nascosta…c’è!
E ogni volta che la ritrovo mi sento sollevata e felice, come quando si rincontra una vecchia amica ed enormemente grata per la possibilità che mi è stata data di svolgere questa meravigliosa professione.